• I limiti del sistema di gestione risparmio
Il sistema finanziario che orbita intorno alle azioni quotate nei listini consente ai risparmiatori e investitori di accedere ad una banca dati di gestioni finanziarie costituite da fondi e societa' di investimento quotate al fine di poter scegliere la migliore opportunità per i propri investimenti. La principale preoccupazione delle authority è, essendo previsto un affidamento di denaro a enti gestori, di prevenire l'uso sregolato di questo denaro ed ovviamente perdite di soldi di depositanti. Cio' comporta un impegno legislativo non piccolo a garantire quest'ordine. Anche se non sempre unisono, ad esempio non viene chiesta la responsabilita' illimitata ai soci gestori, esistono al posto garanzie assicurative, controlli contabili sugli enti gestori, rendiconti, vigilanza e controllo , test e verifiche sulla integrita' degli azionisti e di coloro che prestano la loro opera, requisiti di capitale minimo. Il tutto regolato da un voluminoso testo legislativo (legge TUF 98) abbastanza uniformato alle direttive europee. In questo quadro normativo, gli enti gestori sono poi tenuti a produrre specifici prospetti informativi alla utenza sulle caratteristiche degli strumenti che gestiscono, tipicamente fondi di investimento o società SICAV. Cosa ha l'utente finale da questo giro? Senz'altro ottiene una offerta di fondi listati in mercati e una garanzia di un impegno statale affinche' il proprio denaro venga custodito e gestito secondo principi legislativi di trasparenza e rendiconto. Tutto cio' vero, tuttavia ci si domanda se da questo ne deriva anche una qualita' nelle gestioni. La verita' è che dopo un non piccolo fardello di normativa a carico di questi enti, e' difficile che poi l'autorita' dica loro “si ma se poi il fondo che gestisci non da i risultati accettabili non puoi operare”. Un fatto che fuoriesce dalle competenze del regolatore. Per cui esiste una gamma abbastanza ampia di strumenti disponibili, perfettamente trattati in mercati, anche per permettere ai risparmiatori la scelta e la corretta informativa ma poi che questi rispondano ai migliori criteri di operativita' strategica e' fatto che sta un po all'utente capire. D'altra parte, il ruolo delle authority e' un po questo. Si permette ad esempio alle societa' commerciali di quotarsi ai listini e vengono imposte una serie di regole e requisiti, tuttavia come si gestiscono le societa' rimane fatto pertinente a ciascuna societa' e agli investitori saper scegliere i migliori strumenti dove investire.
Il fatto e' che Il prodotto che l'industria più chiede rispetto agli altri è creare portafogli qualitativi, ma In Italia ma non solo, uno specifico prodotto dello strategista, come puo' essere il progetto per un ingegnere o un programma IT per un informatico che nella fattispecie dovrebbe ruotare sulla rapportistica di portafoglio di gestione, non c'e'. Manca una interfaccia tra il professionista e il gestore, quel prodotto su cui misurare le prestazioni e le capacita' dei professionisti e che possa guidare investitori e enti gestori. Un prodotto che necessariamente prescinda da quanto denaro vi e' da gestire. La capacita' dell'analista strategista di borsa, che spazia attraverso settori e discipline economico-finanziarie e informatico/statistiche, può divenire verificabile in modo abbastanza immediato dal successo di un indice prezzi di un portafoglio. Un metro di valutazione che nelle altre professioni non c'e'. Anche se vero che le circostanze possono favorire o penalizzare alcuni oltre i meriti effettivi, nell'arco di una prestazione annuale, in media il riscontro c'e'; un gestore attento e competente da prestazioni mediamente migliori di un altro meno. Tanto vale fare leva su questa peculiare caratteristica del sistema, la immediata verificabilità. Le gestioni possono verificarsi e testarsi senza bisogno di mettere necessariamente soldi per mezzo di portafogli virtuali e indici prezzi attraverso una piattaforma certificata anche di pubblico accesso con precise regole in merito a diversificazione, numero di transazioni. Uno strumento , anche di pubblico uso ma principalmente per gli addetti ai lavori. Tale strumento permetterebbe agli organismi gestori di fare uso di portafogli virtuali scegliendoli da una vasta base e renderli propri per le loro gestioni.
. Lo stato dell'industria e della regolamentazione che oggi non prevede cio', e' in questo senso ancora agli albori e si rivela alla lettura degli studi del settore, primi fra tutti il rapporto Mediobanca che indicano che la prestazione dei fondi comuni e' sotto le aspettative della utenza.
Sullo stesso argomento vedi anche lo studio, Uno strumento per l'industria di servizi finanziari